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Design

Louis Vuitton, riapre la Maison a Milano

Louis Vuitton, riapre la Maison a Milano

Un dialogo tra patrimonio storico, progetto contemporaneo e alta artigianalità.

Dopo un articolato intervento di restauro conservativo e riqualificazione architettonica durato tre anni, Louis Vuitton ha riaperto il suo emblematico flagship store al civico 2 di Via Montenapoleone, all’interno dell’ottocentesco Palazzo Taverna. L’intervento ha restituito una nuova centralità a questo edificio di pregio, con un’operazione che unisce la rievocazione del contesto storico-artistico milanese a un linguaggio architettonico contemporaneo e immersivo. La riapertura segna un ulteriore consolidamento dell’identità di Louis Vuitton quale Cultural Brand, in grado di coniugare moda, arte, design e alta gastronomia in un unicum esperienziale.

Restauro e progetto: tra memoria e innovazione

Il progetto, firmato dall’architetto Peter Marino, ha ampliato considerevolmente la superficie complessiva della boutique, reinterpretando in chiave attuale le tipologie architettoniche tipiche della tradizione lombarda. L’impianto distributivo ruota attorno a una corte interna ispirata alla casa di ringhiera milanese, arricchita da un rigoglioso verde pensile e da un lucernario zenitale che crea una scenografia dinamica di luce e ombra. La palette materica e cromatica richiama i toni caldi e sobri del lessico milanese ottocentesco, con pietre naturali lavorate da maestranze locali, tra cui spicca il Giallo di Siena e arredi in legni nobili.

La palette materica e cromatica richiama i toni caldi e sobri del lessico milanese ottocentesco

La scala monumentale, elemento cardine del nuovo progetto, si ispira alla scalinata di Villa Necchi Campiglio di Piero Portaluppi: articolata in tre rampe e collocata all’interno di un vano rivestito in pergamena laccata, omaggio all’iconico motivo Damier della Maison. Il gioco strutturale dei gradini sospesi e i richiami al semiarco della scala di Palazzo Bagatti Valsecchi riflettono un sapiente lavoro di interpretazione architettonica.

Interior design e linguaggio curatoriale

L’allestimento degli spazi si articola su tre livelli, ciascuno con una propria vocazione funzionale ed estetica. Al primo piano, il soffitto in stucco reinterpreta l’architettura degli androni borghesi, mentre il salone dedicato al prêt-à-porter femminile evoca l’atmosfera razionalista di Casa Corbellini-Wassermann. Gli ambienti espositivi ospitano una curata selezione di opere di arte contemporanea, in un percorso espositivo diffuso che include artisti come Carla Accardi, Peter Halley e Mimmo Paladino. Gli arredi, rigorosamente selezionati da gallerie e antiquari milanesi, costituiscono un omaggio al design italiano del Novecento, con pezzi restaurati di Gio Ponti, Ico Parisi, Angelo Mangiarotti, Osvaldo Borsani e Luciano Frigerio.

Le Home Collections: design come narrazione

Per la prima volta, il secondo piano del flagship store è interamente dedicato alle Home Collections Louis Vuitton. L’allestimento, concepito come una galleria abitata, valorizza i cinque filoni progettuali della linea, tra cui spiccano la nuova Signature Collection e gli Objets Nomades, icone della progettualità nomade e raffinata della Maison. A ciò si affianca l’area dedicata all’Art de la Table, concepita come una mise en scène domestica ispirata alla storica dimora di Asnières.

Il piano interrato: archeologia architettonica e collezioni uomo

Il piano interrato, destinato all’universo maschile, è stato oggetto di un accurato intervento di recupero archeologico: durante il cantiere, sono emerse le originarie volte a crociera e a botte dell’Ottocento. Tali elementi sono stati conservati e lasciati a vista, sottolineando la stratificazione storica del palazzo attraverso un dialogo diretto con l’architettura del presente.

Da Vittorio Café Louis Vuitton: un jardin d’hiver nel cuore della città

Nel cortile interno del palazzo sorge il Da Vittorio Café Louis Vuitton, uno spazio coperto da una leggera struttura in vetro ispirata ai jardin d’hiver parigini. Il progetto paesaggistico, affidato a Marco Bay, ripropone un microcosmo vegetale ricercato e non convenzionale: asparagi ornamentali, felci e lauri si alternano a palme Alexander e vasi in terracotta smaltata verde, espressamente disegnati per il progetto. Le pareti conservano gli archi originari, restaurati e valorizzati attraverso accorgimenti prospettici e cromatici. Il pavimento, realizzato in pietre policrome, riprende un disegno originale dell’artista Martin Kline. Il concept gastronomico è curato dal gruppo Da Vittorio (3 stelle Michelin), in sinergia con la LV Culinary Community. La proposta del cafè ruota attorno a una rilettura contemporanea del luxury snacking: piatti semplici, conviviali, realizzati con ingredienti stagionali e locali, come il toast tripartito ai pomodori confit e il carpaccio con scaglie di grano. Spiccano anche creazioni iconiche come l’entremets alla nocciola e il trittico alla vaniglia.

Dav by Da Vittorio Louis Vuitton: architettura e gusto si incontrano
Al civico 1 di Via Bagutta prende forma Dav by Da Vittorio Louis Vuitton, un ristorante che unisce l’identità urbana milanese con la ricerca culinaria d’avanguardia. Il progetto architettonico, vivace e informale, trova il suo baricentro nella commistione tra materiali pregiati: dal legno di iroko traforato retroilluminato, al parquet in legno di recupero e linguaggi pop-contemporanei, come l’opera di Katherine Bernhardt. Il design dialoga con l’alta cucina attraverso un format di Casual Fine Dining, che celebra la convivialità e la cultura gastronomica italiana, reinterpretata con sofisticata ironia. Il risotto zafferano-ossobuco, sagomato a Monogram, è solo una delle citazioni gastronomiche al DNA Louis Vuitton.

di Alessia Zana – photo courtesy Louis Vuitton

www.louisvuitton.com/ita
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www.davittorio.com/cafelouisvuitton/cafe
www.louisvuitton.ristorantedav.com
www.petermarinoarchitect.com